19ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

IO SONO LA VITA

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 19a Giornata Nazionale per la vita

2 febbraio 1997

Gioia, meraviglia e stupore sono i sentimenti che accompagnano la nascita di un bambino. Sono il segnale della bellezza e del valore della vita. Esperienza umana e rivelazione cristiana concordano nel definire l’esperienza del parto come un “venire alla luce” (Gv. 16, 21). Gli uomini e le donne del nostro tempo sono molto sensibili alla “qualità” della vita. è forte soprattutto nei genitori, la preoccupazione per il futuro dei figli.
Spesso si domandano con angoscia: “che ne sarà mai di questo bambino?” Potrà avere con la vita, le condizioni per viverla bene, saprà amare, sarà amato? Chi può garantire, della vita, la qualità desiderata dai genitori per i
propri figli?
Questi interrogativi trovano valida risposta all’interno di una società più giusta e solidale, capace di garantire per tutti il diritto alla vita e il rispetto della sua dignità. Ma dallo smarrimento e dall’incertezza in definitiva
può liberarci solo il Vangelo: esso solo indica la strada per una vita piena, fatta di amore da ricevere e da offrire. L’incontro con Cristo che è venuto in mezzo a noi perché gli uomini “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv. 10,10) offre a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero la risposta a tutti gli interrogativi più radicali sul senso e sul valore della vita. Dal Vangelo vengono inoltre l’insegnamento e la forza per guidare quell’indispensabile cambiamento di mentalità necessario per trasformare la cultura di morte in cultura per la vita. In questi ultimi anni si è fatta più forte e più evidente la piaga dell’egoismo che chiude il cuore di molte persone nei confronti del valore di ogni vita e della necessità di garantire a ogni essere umano il diritto ad avere una vita dignitosa e di qualità. Le frequenti violenze sui bambini, il rifiuto delittuoso di neonati non graditi, le varie forma di non curanza nei confronti di portatori di handicap, anziani
o malati, sono tutti segni di una cultura di morte, soprattutto nello spirito, che condizionano lo stile di vita e i comportamenti di tante persone. A questa cultura di morte tutti, credenti o non, siamo invitati a rispondere
costruendo, sia pure con piccoli segni del nostro vivere quotidiano, la civiltà dell’amore. La bellezza della vita umana risplende nell’esperienza dell’amore. Se è vero che tutti gli uomini devono sentire la solidarietà e
l’amore reciproco come base per una migliore convivenza sociale, i credenti sanno che amare l’uomo, soprattutto il più piccolo e il più povero, significa incontrare il Signore, amare Lui e scoprire che la vita con lui acquista tutto il suo valore. Servendo i fratelli amiamo Dio, come ha detto Gesù: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt. 25, 40). Negare il diritto di nascere o dare la morte per sfuggire alla sofferenza o a gravi responsabilità, come pure il disimpegno di fronte a tutte le fatiche del vivere dei fratelli più bisognosi, gli ammalati, i disabili, gli emarginati, è un non-amore. È peccato agli occhi di Dio e profonda ingiustizia nei confronti dell’umanità. La fame e la sete di amore e il bisogno essenziale di dare un senso e uno scopo alla vita reclamano risposte concrete. Ma l’amore e il senso della vita non sono beni che si comprano col denaro. In questo, i ricchi e i poveri sono uguali. Noi crediamo che tutti gli uomini, credenti e non credenti, o in ricerca, troveranno piena risposta all’esigenza per sé stessi e per tutti di una vita sostenuta e circondata dall’amore quando conosceranno l’amore di Dio rivelato e donato in Gesù, il quale è venuto sulla terra per condividere la nostra storia e donarsi tutto per la nostra salvezza. La Chiesa italiana ascoltando Colui che ha detto e continua a dire anche oggi: “Io sono la vita” (cfr. Gv. 14,6) sente di dover professare davanti a tutti a sua fede in Gesù unico Signore, ad annunciarlo e testimoniarlo ogni giorno. Lo farà con coerenza se i suoi membri, popolo della vita (EV. 78-79), nel loro vivere quotidiano si prendono cura della propria esistenza e di quella dei fratelli. Invitiamo tutti a celebrare questa “Giornata per la vita” come una tappa significativa del cammino che ci condurrà al Congresso eucaristico nazionale che si terrà a Bologna dal 20 al 28 settembre 1997 sul tema: “Gesù unico salvatore del mondo oggi e sempre”.
Desideriamo camminare insieme verso questo appuntamento per incontrare e servire il Signore della vita, così che si rafforzi la speranza soprattutto in chi è chiamato a vivere la propria esistenza negli anni futuri.

Fonte: Centro per la vita di Cassino

Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio 2021